Instabilità cervicale

Instabilità cervicale: cosa fare quando un articolazione è instabile?

L'instabilità cervicale è una condizione caratterizzata dalla ridotta capacità delle vertebre cervicali di mantenere il loro allineamento corretto, specialmente sotto sforzo durante i movimenti del collo. Questa instabilità può comportare un movimento eccessivo delle vertebre, causando dolore, disagio e in casi gravi può compromettere la funzionalità dei nervi o del midollo spinale.

L'instabilità del rachide cervicale e in particolare l'instabilità atlanto-occipitale e atlanto-assiale, può derivare da molteplici eventi, inclusi traumi fisici come colpi di frusta o lesioni sportive, processi degenerativi legati all'età, malattie reumatiche, interventi chirurgici al collo o condizioni congenite che compromettono la struttura e la funzione delle vertebre cervicali. I sintomi possono variare in gravità e includono dolore al collo, rigidità, limitazione del movimento, mal di testa, vertigini, rumori di crepitio durante il movimento del collo e in alcuni casi, sintomi neurologici come formicolii, debolezza o alterazioni della sensibilità nelle braccia o nelle gambe.

La diagnosi di instabilità cervicale richiede una valutazione approfondita che può includere un esame fisico, e tecniche di imaging come la radiografia, la risonanza magnetica, o la tomografia computerizzata. Questi esami permettono di valutare l'allineamento delle vertebre, l'integrità dei legamenti e dei dischi intervertebrali, e la presenza di eventuali anomalie o lesioni.

Per ottenere una diagnosi accurata dell'instabilità cervicale, è necessario acquisire immagini dinamiche, ossia effettuare scansioni multiple mentre la testa è posizionata in varie angolazioni. Questo approccio è essenziale, le immagini statiche potrebbero non rivelare l'effettiva instabilità e risultare fuorvianti. Inoltre è importante riconoscere che molti radiologi potrebbero non avere l'esperienza o la formazione specifica richiesta per identificare adeguatamente l'instabilità del rachide cervicale, sottolineando la necessità di un'attenzione specializzata in quest'area.

Instabilità dopo un colpo di frusta

A seguito di un incidente con colpo di frusta che ha provocato lo stiramento della capsula articolare e/o dei legamenti, l'articolazione può presentare un'eccessiva lassità, ovvero le vertebre coinvolte possono muoversi più del normale l'una rispetto all'altra o l'Atlante rispetto all'occipite, rendendo l'articolazione instabile durante i movimenti. Tale circostanza provoca compressioni variabili anomale delle strutture adiacenti. Anche assetti cervicali inappropriati, mantenuti per lungo tempo, possono indurre un adattamento e allungamento dei legamenti e delle capsule articolari.

Questa condizione può essere una controindicazione alla correzione dell'Atlante o quantomeno pregiudicarne i risultati a lungo termine, dato che le vertebre coinvolte possono facilmente ritornare in una posizione scorretta.

Nel seguente video è possibile osservare al minuto 2:10 come durante la flessione laterale della testa, il processo spinoso di C2 ruoti in modo anomalo, mentre l'Atlante tende a scivolare lateralmente, evidenziando un'instabilità significativa dell'articolazione.

L'instabilità articolare è difficilmente individuabile attraverso immagini statiche. Per intenderci, non basta una singola "fotografia" piuttosto è necessario un "video" realizzato durante il movimento del rachide cervicale. In alternativa è possibile catturare diverse immagini statiche in varie posizioni dell'articolazione. L'esame mostrato nel video si avvale di un'apparecchiatura a raggi X denominata fluoroscopia o Digital Motion X-ray, che consente di osservare le strutture in movimento.

L'insidia dell'iperlassità dei tessuti articolari

È ampiamente riconosciuto che il rafforzamento muscolare contribuisce a incrementare la stabilità articolare. Tuttavia, in situazioni in cui i tessuti responsabili del mantenimento dell'integrità articolare, come legamenti e capsule, non forniscono un supporto adeguato, l'esercizio fisico potrebbe esercitare sollecitazioni inappropriate sulle articolazioni coinvolte, aggravando ulteriormente la condizione. Pertanto, in caso di dubbio, è cruciale indagare accuratamente se ci sono articolazioni instabili a causa di legamenti lacerati o troppo lassi prima di iniziare con gli esercizi.

Purtroppo, molti radiologi non sono adeguatamente formati per identificare con precisione l'instabilità cervicale, che richiede l'analisi di immagini dinamiche o in alternativa, di immagini statiche multiple acquisite con la testa in diverse posizioni, sia tramite radiografia che risonanza magnetica. Come precedentemente sottolineato, l'instabilità articolare spesso non è identificabile mediante singole immagini statiche. Pertanto, se una diagnosi di instabilità cervicale, o ancora peggio, la sua esclusione viene effettuata basandosi esclusivamente su un'immagine statica in una sola posizione del capo, è fondamentale riconoscere la mancanza di competenza in tale valutazione.

Proloterapia per ovviare all'instabilità articolare

Il termine "Proloterapia" deriva da "proliferation therapy" (terapia della proliferazione), coniato negli anni cinquanta dal Dr. George Hackett, un chirurgo ortopedico americano.

La proloterapia prevede l'infiltrazione di una soluzione irritante, come il destrosio, direttamente nell'area lesionata al fine di stimolare il processo naturale di auto-guarigione dei tessuti.

Il destrosio innesca una risposta infiammatoria locale la quale induce una reazione di auto-riparazione con la formazione di nuovo tessuto connettivo nel sito di iniezione. Questo processo contribuisce al rinforzo dei tessuti danneggiati, ripristinando la stabilità dell'articolazione e aumentando la resistenza alla trazione delle strutture stabilizzanti dell'articolazione, come legamenti, tendini e capsule articolari.

La proloterapia è da considerare un metodo efficace, generalmente sicuro e privo di effetti collaterali, che in molti casi può evitare di dover ricorrere alla chirurgia. Se soffri di una lassità legamentosa generale non riconducibile a un incidente, allora la proloterapia potrebbe risultare meno efficace, in quanto il corpo produce poco collagene e inducendo un'infiammazione del tessuto, la produzione di nuovo tessuto elastico potrebbe essere limitata.

Il collagene è un componente essenziale per la forza e l'elasticità dei tessuti connettivi, e la sua produzione adeguata è cruciale per la riparazione e il rafforzamento dei legamenti. Per stimolare la sintesi del collagene, è essenziale garantire un apporto adeguato di nutrienti chiave, tra cui la vitamina C e la vitamina D. La Vitamina C ad alte dosi (10-15g al giorno), oltre ad essere un potente antiossidante, svolge un ruolo essenziale nella produzione di collagene, favorendo la formazione e il mantenimento di tessuti connettivi sani. Per questo motivo, per chi si sottopone alla proloterapia o desidera migliorare la salute dei propri tessuti connettivi, può essere utile informarsi sui benefici della vitamina C e su come incrementarne l'assunzione attraverso la dieta o integratori.

La proloterapia, nonostante sia un trattamento poco conosciuto rispetto ad altri interventi medici come la chirurgia o l'uso di farmaci, ha guadagnato attenzione per la sua efficacia nel trattamento di determinate condizioni muscoloscheletriche, specialmente quelle relative alla lassità dei legamenti. La sua semplicità e costo relativamente contenuto possono renderla meno visibile nel panorama delle opzioni terapeutiche più tradizionalmente promosse, che spesso implicano maggiori vantaggi economici per il settore sanitario.

L'uso dell'ecografia nella proloterapia offre un vantaggio significativo, permettendo di localizzare con precisione l'area di trattamento. Questo metodo di imaging non invasivo aiuta a identificare il punto esatto per l'iniezione della soluzione, aumentando l'efficacia del trattamento riducendo al contempo i rischi associati a iniezioni imprecise. Nell'esecuzione della proloterapia su vertebre specifiche come l'Atlante e l'Epistrofeo, la precisione è cruciale data la complessità e la sensibilità dell'area cervicale.

Segue un video sulla modalità di esecuzione della Proloterapia su C1:

PICL: Impianto percutaneo dei legamenti

La Procedura PICL (Percutaneous Implantation of Cervical Ligaments, ovvero Impianto Percutaneo dei Legamenti Cervicali) è una tecnica chirurgica avanzata e minimamente invasiva, sviluppata per riparare i legamenti danneggiati nella regione cervicale, in particolare quelli che stabilizzano l'articolazione tra l'osso occipitale (C0), l'Atlante (C1) e l'Epistrofeo (C2). Questa procedura si distingue per il suo approccio transorale, che consente di accedere e trattare direttamente i legamenti lesionati senza la necessità di ricorrere a fissatori esterni, i quali possono limitare significativamente la mobilità della testa.

La tecnica PICL offre diversi vantaggi rispetto ai metodi tradizionali di stabilizzazione cervicale, che spesso implicano l'uso di dispositivi esterni ingombranti e lunghi periodi di recupero. Con la PICL, il tempo di recupero è solitamente più breve e meno doloroso, e l’intervento mira a preservare, o addirittura migliorare, la mobilità della regione cervicale.

Grazie alla sua natura minimamente invasiva, la PICL riduce il rischio di infezioni e altre complicazioni post-operatorie associate a interventi più invasivi. È importante, tuttavia, che questa procedura sia eseguita da chirurghi esperti in tecniche minimamente invasive e nella gestione delle patologie della colonna vertebrale cervicale, poiché la regione cervicale è complessa e richiede una precisione chirurgica estrema per evitare danni ai nervi o ad altre strutture vitali.

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Rettilineizzazione del rachide cervicale

La rettilineizzazione del rachide cervicale come nessuno ti spiega

Una colonna vertebrale sana presenta tre curve che le conferiscono resistenza e flessibilità. Alterazioni in queste curve, sia in termini di riduzione che di enfatizzazione eccessiva, possono scatenare vari disturbi che incidono negativamente sull'intero organismo. Nello specifico, la lordosi cervicale rappresenta la curvatura localizzata nella parte superiore della colonna vertebrale.

Rettilineizzazione del rachide cervicale

Nel settore della salute, molti si concentrano esclusivamente sull'alleviare il dolore, dimenticando che esso rappresenta solo un segnale di un malfunzionamento più profondo. Trattare unicamente il dolore equivale a coprire con un cerotto una ferita estesa e profonda che sanguina copiosamente, illudendosi che il problema in questo modo sia risolto. In realtà, è essenziale indagare e affrontare le cause sottostanti per garantire una soluzione duratura.

La differenza sostanziale tra coloro che si limitano a intervenire sui sintomi e chi invece elimina efficacemente la causa, risiede nel fatto che i primi combatteranno inevitabilmente con la ricomparsa del dolore, che oltretutto tenderà ad intensificarsi nel tempo.

Vogliamo aiutarti a prendere coscienza e offrirti un approccio radicalmente diverso: risolvere il problema alla radice, ripristinando una curvatura cervicale sana e fisiologica. Questo è essenziale per il corretto funzionamento dell'intera colonna vertebrale e porterà, come naturale conseguenza, alla scomparsa del dolore.

Che cosa è la rettilineizzazione del rachide cervicale?

La rettilineizzazione del rachide cervicale, conosciuta anche come rettificazione della lordosi cervicale, perdita della lordosi cervicale, perdita della fisiologica lordosi o verticalizzazione cervicale, descrive una condizione in cui il collo si presenta eccessivamente dritto, perdendo la sua naturale curvatura fisiologica.

Devi sapere che la rettilineizzazione del rachide cervicale è una condizione reversibile, purché si adottino le corrette contromisure.

Rettilineizzazione del rachide cervicale e vertebra Atlante

La rettilineizzazione del rachide cervicale e la vertebra Atlante disallineata sono tematiche strettamente correlate. Mentre in altre sezioni del sito vengono analizzate le cause e gli effetti del disallineamento dell'Atlante sulla postura, qui ci focalizziamo sulle conseguenze dell'avere un collo eccessivamente dritto o con una curvatura invertita rispetto alla sua fisiologia naturale e su come risolvere questo problema.

Un Atlante disallineato è in grado di esercitare una pressione anomala sui nervi e vasi sanguigni nella zona circostante alla vertebra ruotata. Nel caso in cui l'Atlante sia posizionato eccessivamente in avanti su entrambi i lati, le vertebre sottostanti tenderanno a seguirne il movimento, provocando la rettilineizzazione del rachide cervicale. Questa condizione ha ripercussioni ancora più gravi rispetto a quelle indotte dalla sola rotazione dell'Atlante. I due tipi di malposizionamento possono sommarsi /sovrapporsi, ovvero l'Atlante può essere spostato globalmente troppo in avanti rispetto alla sua posizione fisiologica ideale, ma anche ruotato attorno al proprio asse o traslato lateralmente.

Il rapporto tra la posizione dell'Atlante e la curvatura del collo è strettamente bidirezionale: se il collo diventa eccessivamente diritto in risposta a squilibri sottostanti, ciò comporterà inevitabilmente un avanzamento statico della prima vertebra; allo stesso modo, se l'Atlante è anteriorizzato, ciò influenzerà la conformazione del collo, rendendolo più rettilineo. Questi due problemi si sviluppano in tandem e tendono a presentarsi congiuntamente. In altre parole, un'alterazione nella posizione dell'Atlante spesso coincide con un cambiamento nella curvatura naturale del collo, e viceversa. Questa interdipendenza evidenzia l'importanza di considerare sia la posizione dell'Atlante, sia la conformazione generale del collo, per un approccio efficace e duraturo.

La condizione di Atlante anteriorizzato può indurre una compressione bilaterale della vena giugulare, riducendo drasticamente il deflusso vascolare. Dal momento che il flusso venoso rappresenta anche la principale via di drenaggio del liquor (liquido cerebrospinale), tale compressione può innescare una reazione a catena con ripercussioni negative su diversi fronti, inclusi quelli di natura neurologica.

Il liquido cerebrospinale circola intorno al cervello e al midollo spinale, svolgendo funzioni essenziali come la protezione meccanica dalle sollecitazioni esterne e la rimozione dei prodotti metabolici di scarto. Qualsiasi ostacolo al suo normale flusso può determinare un aumento della pressione intracranica e una ridotta eliminazione delle tossine, con potenziali impatti negativi sul funzionamento del sistema nervoso centrale. Puoi approfondire qui: Conseguenze sul liquor.

Non dobbiamo stupirci di avere mal di testa, emicranie, vertigini e molti altri disturbi, se il sangue non può defluire liberamente dalla cavità cranica, impedendo la corretta eliminazione dei prodotti di scarto!

Eppure la medicina parla di malattie neurologiche inguaribili invece di tenere conto del cervello che nel corso del tempo diventa una sorta di immondezzaio. Se paragoniamo il corpo umano a un acquario, la medicina pretende di somministrare sostanze chimiche ai pesci, continuando a lasciarli nuotare nei loro stessi escrementi, anziché optare per la soluzione più semplice e logica, ovvero quella di rinnovare l'acqua dell'acquario!

Transitorio verso costante

Per comprendere appieno il problema, è essenziale capire la differenza tra una condizione momentanea e una permanente. Una condizione che persiste COSTANTEMENTE ha un impatto significativamente diverso rispetto a un evento TRANSITORIO.

Quando si flette il collo, i muscoli esercitano una pressione momentanea sui nervi e sui vasi sanguigni circostanti. Questo tipo di sollecitazione è generalmente tollerata senza conseguenze negative, poiché è dinamica, variabile e di breve durata. Non appena il collo ritorna in posizione neutra, le compressioni cessano.

Diversamente, se la postura cervicale a riposo si allontana in modo permanente dall'ideale, le compressioni diventano costanti e finiscono per alterare il flusso dei fluidi corporei e dei segnali nervosi (disturbi vagali). In queste circostanze, il corpo cerca di adattarsi stabilendo un nuovo equilibrio. Tuttavia, tale adattamento può avere diverse conseguenze, spesso negative, sull'equilibrio e il funzionamento generale del corpo.

Lista dei disturbi e sintomi da rettilineizzazione cervicale

Se il processo della perdita della lordosi cervicale si protrae per lungo tempo, senza intervenire in modo appropriato per correggerla, è altamente probabile ritrovarsi con un rachide cervicale verticalizzato o addirittura invertito.

Queste sono alcune delle conseguenze:

Disturbi e sintomi da rettilineizzazione cervicale

Cosa causa la perdita della lordosi cervicale?

La perdita della lordosi cervicale si instaura a seguito di uno squilibrio tra le catene muscolari anteriori e posteriori della colonna vertebrale, talvolta associato a una lassità dei legamenti di alcuni segmenti vertebrali. La perdita della lordosi è spesso il risultato adattativo di un disallineamento, di uno squilibrio o di un danno localizzato a monte (nella parte superiore) o a valle (nella parte inferiore) della colonna vertebrale. Il rachide cervicale è inscindibilmente legato al movimento della parte dorsale e lombare e viceversa. Questo implica che qualsiasi alterazione o squilibrio in una di queste aree può influenzare direttamente le altre. Ad esempio, un problema nella zona lombare può innescare una reazione a catena ascendente che porta a un cambiamento nella curvatura cervicale. Simili interdipendenze possono manifestarsi analogamente anche in altre direzioni.

La causa della rettilineizzazione del collo può essere multifattoriale, ossia possono coesistere diversi fattori scatenanti o aggravanti contemporaneamente che contribuiscono alla condizione. Questi vanno esaminati singolarmente e se presenti vanno corretti, prima di poter recuperare la curvatura fisiologica del rachide cervicale.

Verticalizzazione del rachide cervicale dopo colpo di frusta
colpo di frusta
instabilità o rottura legamentosa cervicale
vertebra Atlante C1 disallineata e anteriorizzata
catene muscolari sbilanciate, atrofizzate o mai sviluppate
malocclusione dentale con mancanza di dimensione verticale
coccige lussato in circa 25% dei casi (fonte Prof. Daniele Raggi)
uso eccessivo di apparecchi elettronici mantenendo una postura inadeguata

Come mostrano le seguenti animazioni, quando la cervicale è rettificata, l'Atlante si trova costantemente in una posizione troppo avanzata, simile a quella che normalmente si assume piegando la testa in avanti e tirando il mento verso il petto. Si tratta di una posizione transitoria che diventa permanente. Questo stato provoca una pressione anomala e costante sulle strutture interne del collo.

Rettilineizzazione del rachide cervicale
Rettilineizzazione del rachide cervicale e vertebra Atlante

Perdita della lordosi cervicale e mandibola

Se simultaneamente sono presenti anche problematiche mandibolari, come un morso profondo e quindi una mandibola arretrata, la situazione si aggrava ulteriormente a causa della pressione esercitata posteriormente dal condilo mandibolare, che comprime l'articolazione temporo-mandibolare. A lungo andare l'articolazione si degenera, senza contare i danni che provoca alle strutture circostanti.

L'altezza dei denti (dimensione verticale dell'occlusione dentale) determina la posizione spaziale della mandibola rispetto al cranio, dunque per correggere stabilmente la posizione arretrata della mandibola, è cruciale ristabilire un'occlusione dentale corretta, assicurandosi che le altezze delle arcate dentali siano adeguate. I trattamenti focalizzati esclusivamente sui muscoli, possono offrire solo un sollievo sintomatico e temporaneo. Senza un adeguamento dell'occlusione e delle altezze delle arcate dentali, il problema tende a persistere.

Rettilineizzazione del rachide cervicale e mandibola deviata

Come avviene la perdita della lordosi cervicale?

Si differenziano 2 condizioni per cui questo accade:

  • Si insinua progressivamente nel tempo a causa di cattive abitudini posturali.
  • Si manifesta a seguito di eventi traumatici come un colpo di frusta, una caduta, o l'intubazione durante un intervento chirurgico in anestesia generale.

I casi di perdita della lordosi cervicale stanno aumentando in modo significativo, suggerendo che negli ultimi anni si sono instaurate nuove e diffuse abitudini posturali dannose.

Al giorno d'oggi, è diventato normale trascorrere molte ore davanti a display di computer portatili e smartphone. Questa pratica è diventata talmente diffusa, da essere diventata la principale responsabile dell'aumento dei casi di rettilineizzazione cervicale e di una nutrita serie di altri problemi medici associati. La postura scorretta indotta dall'uso prolungato di dispositivi, con il collo inclinato in avanti e verso il basso, contribuisce alla perdita della curvatura naturale del rachide cervicale, provocando ripercussioni negative sulla salute generale.

Il 29 giugno 2007, Steve Jobs presentò il primo iPhone, segnando l'inizio di una nuova era tecnologica ma anche la fine della nostra salute cervicale.
Perdita della fisiologica lordosi

Il termine "collo tecnologico" descrive i danni che possono insorgere a livello del collo, della colonna vertebrale e della postura generale a causa dell'abitudine di fissare uno schermo per lunghi periodi, mantenendo il collo piegato in avanti.

Non solo l'acuità visiva può deteriorare significativamente, a beneficio dei venditori di occhiali e lenti a contatto che hanno conosciuto un'espansione del loro mercato, ma anche l'assetto cervicale subisce delle conseguenze dovute al mantenere il collo piegato in avanti e verso il basso per troppe ore al giorno.

La conseguente miopia e altri difetti visivi aggravano ulteriormente la situazione, creando un circolo vizioso: i deficit visivi inducono infatti a compensare, inclinando e avvicinando la testa allo schermo per vedere meglio, modificando la postura in maniera ancora più sfavorevole.

Sebbene un uso moderato di computer e cellulari non provochi necessariamente effetti negativi, è essenziale mantenere una buona postura durante l'utilizzo. L'effetto cumulativo di trascorrere molte ore davanti a uno schermo, giorno dopo giorno, può effettivamente essere deleterio, aumentando la probabilità di perdere la corretta curvatura del rachide cervicale. La recente diffusione dello smartworking o lavoro da remoto, ha ulteriormente esacerbato il problema, poiché molte persone trascorrono ancora più tempo sedute e inclinate sui loro dispositivi in ambienti domestici, spesso meno ergonomici rispetto agli uffici tradizionali.

Se non puoi fare a meno di guardare nello schermo per molte ore al giorno, è importante adottare per lo meno misure per minimizzare l'impatto negativo sulla postura. È consigliabile posizionare lo schermo all'altezza degli occhi, evitando di inclinare il collo e la testa in avanti. Lavorare su un computer portatile appoggiato direttamente sul tavolo, costringe il collo a mantenere una posizione non ottimale. Idealmente, dovresti utilizzare un monitor esterno di dimensioni adeguate, posizionato a un'altezza e una distanza tali da consentire una postura eretta e rilassata. Cerca inoltre di ridurre al minimo le attività svolte sul telefono cellulare.

Un grammo di prevenzione vale quanto un chilo di cura.

Abituati a tenere lo smartphone all'altezza degli occhi invece di piegare la testa per guardarlo. Quando lavori al computer, posiziona la parte inferiore del monitor all'altezza degli occhi o più in alto. Se utilizzi un computer portatile, puoi investire in una tastiera wireless o collegare un secondo monitor per evitare di dover abbassare lo sguardo.

Verticalizzazione del rachide cervicale e postura

Un telefonino, un tablet o un laptop senza un monitor esterno adeguato, vanno bene per un uso occasionale durante la giornata ma non certo per lavorare o ancor peggio, per giocare molte ore al giorno. Dopo alcuni anni di postura malsana, con la testa inclinata costantemente verso il basso, sia la vista che il collo subiranno inevitabilmente gravi conseguenze.

Se pensi di risparmiare, optando per display striminziti e a basso costo, non idonei ad essere usati per molte ore, considera quanto dovrai spendere per la tua salute quando il tuo collo si sarà degenerato, diventando fonte di preoccupazione e di dolore cronico.

Questa è infatti la dura realtà odierna:

Una volta che il collo è diventato troppo diritto o addirittura inverso, sarà molto difficile trovare qualcuno in grado di correggere efficacemente il problema. Se la rettilineizzazione non viene affrontata e risolta, il collo rischia di deteriorarsi irreparabilmente. Ci si rende conto di questo solo quando ormai è tardi.

Uno stile di vita sedentario è in contrasto con la natura dinamica della colonna vertebrale. Trascorrere lunghi periodi di tempo senza muoversi, irrigidisce l'apparato muscolo-scheletrico. Questa rigidità causa dolenzia muscolare, interferisce con una buona circolazione sanguigna e aumenta la predisposizione alle lesioni.

Se hai un lavoro d'ufficio, che richiede di passare lunghi periodi di tempo seduto e con lo sguardo rivolto ad un monitor, è molto importante intervallare delle pause per alzarti, muoverti, fare stretching. L'attività fisica regolare al di fuori del lavoro è altrettanto importante per mantenere il corpo attivo e flessibile, migliorando la salute e il benessere generale.

La tua salute futura dipende fortemente da queste semplici ma fondamentali abitudini. In rete puoi trovare innumerevoli video con esercizi di stretching da ufficio.

Bambini, computer e telefonini

Tra i giovani, i problemi alla colonna vertebrale stanno diventando sempre più endemici. Invece di dedicarsi ad attività all'aria aperta, molti trascorrono il loro tempo davanti a uno schermo, situazione che impedisce lo sviluppo armonico del corpo e dei muscoli mediante un sano esercizio fisico.

Questa tendenza contribuisce in maniera decisiva alla debolezza sia fisica che mentale. Stiamo allevando una generazione di debosciati afflitti da seri problemi di salute. Se a questo si aggiunge una pessima dieta a base di zuccheri e bevande energetiche, prepariamoci ad avere una generazione di zombi privi di vitalità e motivazione, incapaci di affrontare le sfide della vita. Cosa stanno facendo i genitori per impedirlo?

Quali sono le conseguenze a lungo termine della perdita della lordosi cervicale?

Sebbene una temporanea perdita della lordosi cervicale possa essere tollerata senza conseguenze immediate, gli effetti a lungo termine di questa condizione possono avere un impatto deleterio sull'intero sistema muscolo-scheletrico, compresi i dischi intervertebrali. Vivere per lunghi periodi con una curvatura del collo appiattita o addirittura invertita, porta a cambiamenti strutturali e funzionali nei legamenti, nelle vertebre e nei dischi intervertebrali. Queste strutture possiedono una certa plasticità, il che significa che, se sottoposti a un carico costante nel tempo, possono cambiare la loro struttura e deformarsi.

Mentre i muscoli possiedono la capacità di contrarsi o allungarsi per poi tornare alla loro forma originale senza subire modifiche significative o danni permanenti, i cambiamenti di forma e costituzione che coinvolgono legamenti e dischi intervertebrali richiedono tempi molto più lunghi e interventi specifici per essere ricondizionati. Per questo motivo, generalmente è più facile ripristinare la lordosi cervicale in un individuo giovane, che non ha vissuto per anni con una postura scorretta.

I dischi della colonna vertebrale richiedono movimento regolare per rimanere sani. Quando la curvatura naturale del collo si altera, si modifica anche il movimento dei singoli segmenti spinali. Questo porta i dischi a subire una costante distribuzione anomala della pressione, causando la loro progressiva perdita di volume. Come conseguenza, alcuni segmenti della colonna vertebrale smettono di muoversi correttamente, mentre altri cominciano a muoversi eccessivamente, compromettendo la stabilità dell'articolazione. Tale squilibrio, unito a un aumento del carico e a una riduzione della mobilità, può accelerare il processo di degenerazione dei dischi.

La rettilineizzazione cervicale è spesso associata alla presenza di ernie e protrusioni discali.

La colonna vertebrale diventa più debole e vulnerabile quando perde le curve che le conferiscono resistenza e flessibilità. Le persone che hanno perso la fisiologica lordosi del collo sono più esposte al rischio di lesioni gravi in caso di traumi, come incidenti automobilistici, cadute da grandi altezze o colpi alla testa con oggetti pesanti. In questi scenari, una colonna vertebrale priva delle sue curve naturali non è altrettanto efficiente nel distribuire in modo adeguato le forze meccaniche, rendendo l'individuo più vulnerabile ai danni.

La curvatura fisiologica della colonna cervicale gioca un ruolo cruciale nel mantenimento dell'integrità strutturale e funzionale del collo. La perdita di questa curvatura, può significare che le sollecitazioni meccaniche sulle faccette articolari e i dischi intervertebrali interposti, aumentano da 5 a 10 volte rispetto alla norma. Tale incremento del carico per unità di superficie su queste strutture, può accelerare il loro deterioramento, portando alla degenerazione della colonna cervicale. Questo processo degenerativo causa una varietà di sintomi invalidanti che però raramente vengono associati alla mancanza di curvatura cervicale. La comprensione di questo meccanismo sottolinea l'importanza della prevenzione al fine di preservare la salute della colonna vertebrale.

Quando la curvatura naturale del collo, che aiuta a distribuire in modo uniforme il peso della testa, si riduce o si perde, i muscoli del collo e delle spalle devono compensare con uno sforzo maggiore per sostenere la testa. Questo sovraccarico può portare, a sua volta, tensione muscolare e dolore, con il rischio di sviluppare contratture muscolari croniche. Le contratture non solo limitano il movimento e intensificano il dolore, ma aumentano anche la pressione sui dischi intervertebrali. Tale pressione aggiuntiva, accelera il processo di degenerazione dei dischi, innescando un ciclo di dolore e deterioramento della colonna vertebrale che può influenzare significativamente la qualità della vita.

Quando un disco intervertebrale si rompe a seguito di una prolungata fase di degenerazione, provocata da costanti forze di compressione non uniformi, il disco può protrudere nell'area del canale spinale da cui fuoriescono i nervi, provocando dolore e intorpidimento che si irradia alle braccia o rispettivamente alle gambe, nel caso di ernie discali lombari.

Sebbene vi sia la credenza diffusa che le cause di una protrusione o di un'ernia del disco cervicale siano da ricondurre al sollevamento di pesi o ad attività lavorative gravose, il vivere per anni con una colonna vertebrale rettilineizzata è molto più decisivo.

Se paragonassimo le vertebre a due fette di pane e il disco intervertebrale che le divide alla maionese, esercitando una pressione eccessiva sul panino, la maionese finirebbe sui vestiti. La medicina, in una visione miope, si limiterebbe a incolpare la maionese per le macchie sui vestiti, anziché riconoscere l'eccessiva pressione come la vera causa. Questo semplice esempio evidenzia un paradigma frequente: ciò che è in realtà vittima delle circostanze viene erroneamente percepito come responsabile del problema.

Il concetto spesso sottovalutato e difficile da afferrare per molti è il seguente: una postura ideale compromessa e il risultante sbilanciamento permanente, portano alcune ossa dello scheletro a posizionarsi staticamente in maniera impropria. Questo disallineamento non solo limita il corretto movimento delle ossa dal punto di vista dinamico, ma esercita anche una pressione costante sui tessuti molli circostanti. In aggiunta, le catene muscolari squilibrate si irrigidiscono e diventano ipertoniche, esercitando a loro volta ulteriori pressioni anomale e continue sui tessuti adiacenti, inclusi nervi, vasi linfatici e vasi sanguigni. Questa situazione dà vita a un circolo vizioso di disfunzioni che si alimentano reciprocamente, aggravando il quadro clinico.

Dove prima esisteva abbastanza spazio per la coesistenza armonica delle varie componenti anatomiche, ora alcune strutture si trovano confinate in aree ristrette, situazione particolarmente critica per i tessuti più delicati quali nervi e vasi sanguigni. Il normale flusso dei liquidi corporei viene rallentato, con tutte le conseguenze che puoi immaginare. In questa condizione, il corpo di certo non può funzionare correttamente e quindi sviluppa sintomi e disturbi. La soluzione più razionale e efficace consiste nell'intervenire per ripristinare gli spazi adeguati, riacquistando una postura più vicina a quella ideale e minimizzando le contratture muscolari.

In sostanza il problema è concettualmente semplice: si tratta di ristabilire ordine, assicurando che ogni elemento sia nel posto che gli spetta. Nel corpo umano, così come negli aspetti della vita, le difficoltà emergono nel momento in cui un elemento tenta di invadere lo spazio di un altro. Questo rappresenta l'INIZIO del problema, ed è anche il punto che deve essere corretto. Tuttavia, l'attenzione si focalizza spesso sul DOPO, ovvero si cerca di mitigare gli effetti piuttosto che affrontare la causa originaria, ovvero il PRIMA. La situazione iniziale, in cui l'invasione dello spazio vitale ha inizio, viene trascurata, nonostante sia il momento cruciale da cui tutto scaturisce.

Quindi, affrontare il problema alla radice diventa essenziale; senza ciò, una soluzione definitiva resta fuori portata. Non dovrebbe sorprenderci se il corpo inizia a malfunzionare quando le sue vie di approvvigionamento sono compresse in più punti e i segnali nervosi vengono alterati. La vera sorpresa, semmai, sta nel vedere come alcuni corpi riescano ancora a funzionare discretamente, nonostante queste condizioni avverse. Questa straordinaria adattabilità riflette la resilienza del corpo umano, ma evidenzia anche l'importanza di identificare e correggere le cause primarie dei disturbi, piuttosto che limitarsi a trattare i sintomi che ne derivano. La prevenzione viene troppo spesso trascurata, si cerca di correre ai ripari quando ormai è troppo tardi.

La metafora del piede sul tubo dell'acqua descrive efficacemente come un impedimento costante possa compromettere il corretto funzionamento di un sistema. Se tieni il piede sul tubo dell'acqua ogni volta che annaffi il giardino, non sorprenderti se il tuo giardino si secca. Analogamente, molte persone sono ignare che un'alterazione della postura limita la propria "circolazione vitale", che si tratti di flusso sanguigno, trasmissione nervosa o altri processi fisiologici fondamentali. Invece di identificare e rimuovere l'ostacolo - ovvero "togliere il piede dal tubo" - si accontentano di applicare soluzioni inadeguate suggerite dai medici, che non solo si rivelano inefficaci nel risolvere il problema, ma spesso contribuiscono ad aggravare ulteriormente la situazione. Questa analogia sottolinea quanto sia importante che la persona colpita comprenda da sola e a fondo le cause reali del proprio problema, così da poter scegliere consapevolmente approcci terapeutici mirati a risolvere la radice del disturbo, invece di limitarsi a gestirne i sintomi.

Curva cervicale invertita

Una condizione ancor più grave rispetto al collo eccessivamente dritto è il collo con la curvatura invertita. È importante comprendere che i sintomi possono intensificarsi durante il percorso di ripristino di una curva invertita. Questo peggioramento apparente potrebbe indurre erroneamente a credere che la situazione stia ulteriormente deteriorando, portando a interrompere le misure intraprese per affrontare l'inversione. Tale fenomeno si verifica poiché il rachide cervicale deve attraversare una fase critica in cui torna a essere rettilineizzato, prima di potersi curvare nuovamente in avanti e riprendere la sua naturale curva fisiologica. Durante questa fase transitoria, il rachide risulta più esteso e sottoposto a una maggiore tensione, che può accentuare i sintomi percepiti.

La sequenza è: collo con curvatura invertita → collo rettilineo → collo con curvatura in avanti fisiologicamente corretta.

Nel processo di correzione di un collo con curvatura invertita, è inevitabile attraversare questa fase intermedia. Questo processo è paragonabile a quello di un motore a combustione interna, in cui il pistone deve raggiungere il punto morto superiore per consentire alla biella di discendere dall'altro lato dell'albero a gomiti.

Un collo diritto è più lungo di uno curvo

Sintomi verticalizzazione del rachide cervicale

Un collo diritto risulta più "lungo" rispetto allo stesso collo con una normale curvatura lordotica. Puoi verificarlo facilmente da solo: prendi un pezzo di filo e tendilo con le dita. Se avvicini le mani, il filo si piega e la distanza si riduce; se allontani le mani, il filo si tende e la distanza aumenta. Lo stesso accade al collo quando il rachide cervicale si rettilineizza. Quando il collo è più lungo, il cervello subisce una tensione costante verso il basso, i vasi e i nervi sono sottoposti alla stessa tensione continua. Non mi risulta che questo aspetto venga preso in considerazione dai medici, nonostante si tratti di una nozione di base della meccanica. Si potrebbe ipotizzare che la sindrome di Arnold-Chiari (il cervelletto sprofonda nel canale spinale) e la sindrome di Eagle (allungamento /calcificazione del processo stiloideo) possano essere una delle conseguenze, o quantomeno venire aggravate, dalla rettificazione del rachide cervicale.

Cosa fa il medico in questi casi?

In ambito medico, si tende a osservare passivamente la rettilineizzazione cervicale, piuttosto che intervenire efficacemente nei suoi stadi iniziali, fino a che non diventa irrimediabilmente troppo tardi. Oltre alla diagnosi e agli sforzi per mitigare i sintomi correlati, raramente vengono adottate misure concrete in grado di ripristinare la lordosi fisiologica. Non viene nemmeno comunicato che il mancato intervento nel ripristinare la lordosi, conduce inevitabilmente a una degenerazione irreversibile delle strutture del collo. Questo silenzio potrebbe derivare dall'assenza, in ambito medico, di soluzioni concrete in grado di correggere in una qualche maniera la colonna cervicale rettilinea o la posizione della vertebra Atlante, dato che ovviamente non esistono farmaci per risolvere problematiche meccaniche. Di conseguenza, il problema tende a essere semplicemente IGNORATO.

Per il medico, intervenire attivamente per correggere il problema e ripristinare la curvatura naturale non è solitamente oggetto di discussione.

Potresti sentir dire che la rettilineizzazione cervicale è comune e non rappresenta motivo di particolare preoccupazione. Lo stesso discorso, a dir poco assurdo, viene fatto anche quando si parla dell'Atlante disallineato: secondo la medicina, non bisognerebbe preoccuparsene troppo, anche se nella pratica, una sua correzione efficace con Atlantomed porta molto spesso alla risoluzione di numerosi sintomi irrisolvibili con i farmaci.

Le soluzioni proposte per affrontare le conseguenze della rettilineizzazione cervicale spesso si limitano alla somministrazione di un antinfiammatorio per alleviare il disagio, un analgesico per il mal di testa se presente, e magari un altro medicinale per le vertigini, procedendo così per tutti gli altri sintomi associati alla rettilineizzazione. Potrebbero prescriverti della fisioterapia, anche se non si è mai visto tornare la curva fisiologica cervicale dopo questa pratica. Magari ti suggeriscono di fare sport e di cercare di gestire lo stress, un consiglio che può risultare vago e difficile da applicare. Non è raro che i sintomi vengano attribuiti a fattori psicologici o all'ansia, soprattutto quando non si trova una spiegazione o una soluzione chiara ai problemi presentati, come d'abitudine ogni volta che non sanno come giustificare i loro completi fallimenti nel risolvere veramente un problema. Questo approccio è paragonabile a ignorare una convergenza errata delle ruote di un’auto, suggerendo di continuare a guidare tranquillamente senza preoccuparsi troppo dell'inevitabile usura asimmetrica e prematura degli pneumatici, denotando una certa rassegnazione alla situazione. Questa attitudine potrebbe derivare da un senso di frustrazione per la mancanza di opzioni terapeutiche risolutive incluse nella formazione medica tradizionale.

Vogliamo parlare della pubblicità, a dir poco ingannevole, consentita solo in Italia? La pubblicità di un noto farmaco recita: "Il mal di testa da cervicale nasce da un'infiammazione a carico dell'apparato muscolo scheletrico, che provoca dolore persistente dal collo fino alla testa". La colpa di tutto viene attribuita all'infiammazione, che in verità è solo la CONSEGUENZA del problema e non certo la CAUSA. In effetti, se la pubblicità rivelasse la vera origine del problema e suggerisse un metodo per risolverlo in modo definitivo, potrebbe non essere altrettanto efficace nel promuovere la vendita del farmaco. Questo solleva interrogativi importanti sul ruolo della pubblicità nel settore sanitario e sulla trasparenza dell'informazione fornita ai consumatori riguardo la loro condizione e alle opzioni di trattamento disponibili. In Svizzera, ad esempio, la pubblicità dei farmaci è rigorosamente vietata, un approccio che mira a tutelare maggiormente i cittadini da messaggi potenzialmente fuorvianti finalizzati esclusivamente a incrementare le vendite.

Per molti disturbi, inclusa la rettificazione cervicale, la medicina ignora le cause e non dispone di una vera soluzione. Alla fine, quando la cervicale sarà irreparabilmente compromessa, il medico suggerirà un intervento chirurgico. Se sei saggio, ti attiveresti per intervenire in modo risolutivo quanto prima, nel caso il tuo collo fosse rettilineizzato, affidandoti a chi offre VERE soluzioni, senza attendere che sia troppo tardi e senza farti influenzare dalle deleterie rassicurazioni del medico o dalle pubblicità ingannevoli. Questo consiglio vale, naturalmente, anche per altri disturbi che potresti avere.

Chirurgia cervicale e rettilineizzazione del rachide cervicale

Chirurgia e rettilineizzazione del rachide cervicale

C'è il detto "Quando l'unico strumento che hai è un martello, ogni problema sembra un chiodo". Nel contesto della chirurgia, questo martello si trasforma nel bisturi utilizzato per asportare ciò che viene ritenuto superfluo e considerato la presunta causa del tuo problema. Ci sono alcuni "personaggi", sopratutto oltreoceano, che hanno maturato la balzana idea di allentare la pressione esercitata da un assetto cervicale o mandibolare scorretti, rimuovendo parti di osso per creare più spazio, come ad esempio il processo stiloideo, oppure le porzioni sporgenti delle vertebre disallineate, anziché ripristinare semplicemente un corretto allineamento cervicale.

La problematica di un collo divenuto troppo dritto, l'onnipresente disallineamento di C1, C2 e la mandibola arretrata, vengono ignorati o sottovalutati. Usare il bisturi risulta molto più redditizio. Ormai è ampiamente risaputo come lo scalpello venga spesso utilizzato a sproposito con l'intento tutt'altro che nobile di fare cassa. Studiare e informarsi adeguatamente nel campo della salute è diventato un vero e proprio atto di legittima difesa. Questo è anche il motivo per cui, in questo sito, ci impegniamo a spiegare approfonditamente i vari argomenti. Una reale comprensione evita di essere abbindolati.

Cosa fa il terapista manuale quando incontra un collo troppo diritto?

Un fisioterapista può adottare diversi approcci per cercare di alleviare i dolori e i disturbi conseguenti a un rachide cervicale rettilineizzato:

Terapia manuale: il fisioterapista può utilizzare tecniche per allungare e rilassare i muscoli del collo e della schiena. Questo può aiutare a ridurre la tensione muscolare, a migliorare la flessibilità.

Mobilizzazione articolare: viene utilizzata per migliorare la mobilità articolare. Il fisioterapista applica una forza controllata e graduale per spostare le articolazioni del rachide cervicale nella loro posizione naturale.

Manipolazione spinale: prevede l'applicazione di un impulso rapido e preciso (thrust) per "sbloccare" le articolazioni del rachide cervicale. Sebbene possa alleviare dolore e rigidità, questa tecnica viene utilizzata solo dopo un’attenta valutazione, poiché comporta alcuni rischi.

Massaggio con strumenti: utilizza dispositivi per massaggiare i tessuti, ridurre le contratture e migliorare la circolazione sanguigna.

Terapia miofasciale: prevede una pressione mirata sui punti trigger muscolari per alleviare dolore e rigidità. La terapia miofasciale può essere utilizzata in combinazione con altre tecniche di terapia manuale.

Esercizi di stretching: il terapista può prescrivere esercizi di stretching specifici per i muscoli del collo e della schiena, per migliorare la flessibilità e la mobilità. Uno degli esercizi più comuni consiste nell'inclinare delicatamente la testa da un lato e mantenere la posizione per circa 20 secondi, quindi ripetere dall'altro lato. Un altro esercizio consiste nell'inclinare la testa all'indietro e mantenere questa posizione per alcuni secondi, quindi abbassare lentamente la testa.

Esercizi di rafforzamento: sono utilizzati dai fisioterapisti per rafforzare i muscoli del collo e della schiena, prevenire ulteriori danni al rachide cervicale e migliorare la postura. È importante che gli esercizi siano eseguiti correttamente per evitare ulteriori danni al rachide cervicale. Il fisioterapista può fornire istruzioni dettagliate sui movimenti e sulla frequenza degli esercizi, a seconda delle esigenze del paziente.

Elettrostimolazione: si utilizza un dispositivo che invia impulsi elettrici ai muscoli per produrre una contrazione muscolare ritmica involontaria. Può essere utilizzata per rafforzare i muscoli deboli del collo e della schiena e migliorare la postura.

Tecarterapia: si utilizza l'energia di radiofrequenza per riscaldare i tessuti profondi e stimolare il naturale processo di guarigione del corpo, aumentando la circolazione sanguigna locale. Può essere utilizzata per alleviare il dolore, ridurre l'infiammazione e accelerare la guarigione dei tessuti danneggiati.

Terapia con ultrasuoni: utilizza ultrasuoni ad alta frequenza per stimolare i tessuti profondi e migliorare la circolazione sanguigna. Gli ultrasuoni possono essere utilizzati per ridurre l'infiammazione, alleviare il dolore e migliorare la flessibilità muscolare.

Laserterapia: questa tecnica utilizza un raggio laser per ridurre l’infiammazione e accelerare la guarigione dei tessuti danneggiati, con un effetto analgesico.

Terapia del calore e del freddo: il fisioterapista può utilizzare il calore o il freddo per alleviare il dolore e ridurre la rigidità. Prendi in considerazione anche l'uso della sauna.

Cosa accomuna tutte queste terapie applicate dai fisioterapisti? Il fatto che agiscono a livello sintomatico piuttosto che sulle cause che mantengono il collo in una posizione scorretta. Sebbene questi trattamenti possano risultare gradevoli e siano un ottimo complemento per mitigare i sintomi, è improbabile che da soli riescano a ripristinare una sana lordosi cervicale, anche se un temporaneo sollievo dal dolore potrebbe indurti a pensare di essere sulla strada giusta. Sebbene questi approcci siano decisamente migliori rispetto all'assunzione di farmaci, qualora i sintomi dovessero persistere, ricordati di rileggere questa pagina.

CCSVI e rettilineizzazione cervicale

TC angiografia cervicale

La CCSVI (Insufficienza Venosa Cronica Cerebro-Spinale) è una condizione caratterizzata da un ridotto flusso venoso che ostacola il drenaggio del sangue dal cervello e dal midollo spinale. Questo fenomeno è associato a una varietà di sintomi spesso debilitanti e si ritiene che possa contribuire allo sviluppo o al peggioramento di alcune patologie neurologiche.

La CCSVI può derivare da una malformazione interna delle vene, che compromette la loro struttura e il flusso sanguigno, oppure da una compressione costante proveniente dall'esterno dei vasi. In alcuni casi, entrambe le cause possono essere presenti contemporaneamente, riducendo ulteriormente il flusso sanguigno.

Quando si indaga sulla CCSVI, è importante non commettere l'errore di attribuire tutte le stenosi esclusivamente a malformazioni venose.

La rettilineizzazione del rachide cervicale è una delle condizioni spesso trascurate che possono causare o favorire la CCSVI.

Il disallineamento delle prime due vertebre cervicali, tipicamente associato alla rettilineizzazione cervicale, rappresenta una delle cause esterne più comuni.

Condizioni da verificare: Il collo è rettilineizzato e troppo in avanti? Come sono allineati l'Atlante e l'Epistrofeo? La mandibola è deviata o arretrata? Qual è lo stato della muscolatura cervicale? I muscoli sternocleidomastoideo e scaleni sono ingrossati e induriti? Questi aspetti, spesso ignorati, rappresentano domande fondamentali per un'analisi accurata, ma sono raramente presi in considerazione.

È importante sapere che le immagini diagnostiche, come angiografie e risonanze magnetiche con liquido di contrasto, possono essere fuorvianti e indurre in errore. Le vene, con i loro percorsi tortuosi e curve naturali, possono mostrare restringimenti apparenti in base all'angolo o al piano di osservazione. A volte, ciò che sembra una stenosi nelle immagini non è altro che un normale cambio di direzione del vaso sanguigno, privo di significato clinico.

Un’analisi critica potrebbe rivelare che alcuni medici o radiologi, per mancanza di esperienza specifica o, in alcuni casi, per interessi meno nobili, presentano i risultati in modo da favorire una certa interpretazione. Ad esempio, possono manipolare gli assi di osservazione o, nel caso di una tomografia computerizzata (TC), regolare le soglie di distinzione tra i tessuti per ottenere una visualizzazione che sostenga una certa diagnosi che giustifichi un loro intervento chirurgico. Questo rischio è particolarmente significativo nell’interpretazione di risonanze magnetiche, soprattutto quando il medico che presenta le immagini ha un interesse diretto nell’eseguire un intervento.

Per evitare errori o conflitti di interesse, è fortemente consigliato richiedere sempre un secondo parere indipendente nell’interpretazione delle immagini diagnostiche. Far analizzare le immagini da un radiologo specializzato in CCSVI, che non abbia legami professionali o personali con il primo specialista consultato, e che non sia a conoscenza dei referti precedenti, garantisce una valutazione più oggettiva e imparziale. Un secondo parere può confermare la diagnosi iniziale, offrire una prospettiva alternativa o suggerire approcci diagnostici e terapeutici differenti.

Instabilità cervicale dopo un colpo di frusta

A seguito di un incidente con colpo di frusta che ha provocato lo stiramento della capsula articolare e/o dei legamenti, l'articolazione cervicale interessata potrebbe diventare eccessivamente lassa o instabile, ovvero le vertebre coinvolte possono muoversi eccessivamente l'una rispetto all'altra, compromettendo la stabilità dell'articolazione durante il movimento. Questa circostanza provoca compressioni anomale variabili delle strutture adiacenti. Anche assetti cervicali non idonei che si protraggono a lungo possono indurre un adattamento dei tessuti, con conseguente allungamento dei legamenti e delle capsule articolari, aggravando ulteriormente l'instabilità articolare.

L'eccessiva lassità legamentosa di C1 e C2 può essere una controindicazione alla correzione dell'Atlante o quantomeno pregiudicarne i risultati a lungo termine, dato che le vertebre coinvolte possono disallinearsi con troppa facilità.

Puoi approfondire l'argomento leggendo qui: instabilità cervicale

Come risolvere la rettilineizzazione?

Quando la rettilineizzazione è presente da molto tempo, magari inizialmente in modo silente, è illusorio sperare di risolverla rapidamente e senza un significativo impegno personale. Nella maggior parte dei casi, non basta affidarsi a un singolo trattamento; è necessario intraprendere un percorso strutturato che comprenda interventi multipli, applicati nella sequenza corretta e con una gradualità adeguata.

Tentare approcci improvvisati porta inevitabilmente al fallimento, se non addirittura a un aggravamento dei sintomi. Poiché un collo rettilineizzato tende a essere particolarmente sensibile, con muscoli ipertesi e irrigiditi, è essenziale intervenire con delicatezza e progressività per evitare di esasperare ulteriormente una condizione già fragile.

Rimandare o trascurare il problema senza affrontarlo tempestivamente ed efficacemente conduce a una degenerazione progressiva e inevitabile della colonna vertebrale, allontanando sempre più la speranza di una soluzione non invasiva, fino al raggiungimento del punto di non ritorno, dove l'intervento chirurgico diventa l'unica opzione, con tutte le implicazioni negative, i costi, le sofferenze e le possibili complicazioni che ne derivano.

Possiamo affermare che le terapie sintomatiche, abitualmente suggerite dai medici, agiscono come palliativi. Sebbene i farmaci possano mascherare temporaneamente il disagio, il problema meccanico di fondo continua a essere presente e ad aggravarsi, portando a un incremento dei sintomi. Questo induce il medico a prescrivere farmaci di potenza crescente, in un tentativo di gestire i sintomi sempre più invadenti.

Procrastinare quando hai un collo troppo dritto è davvero poco saggio, così come lo è il trascurare i propri denti. Se pensi di risparmiare, poi ti ritrovi con un problema irrisolvibile molto più grave, accompagnato da dolore cronico. Ha davvero senso rimandare, anziché agire in modo efficace e risolutivo?

8 passi per ripristinare la fisiologica lordosi

Prima di approfondire i passaggi necessari per ripristinare la corretta lordosi cervicale, è fondamentale comprendere quali atteggiamenti possono fare la differenza tra il successo e il fallimento.

Via del successo

  • Confermare la presenza della rettilineizzazione cervicale mediante una radiografia eseguita in posizione eretta non obbligata.
  • Portare a compimento i vari step elencati con determinazione, senza lasciarsi distrarre, senza scoraggiarsi o arrendersi di fronte alle difficoltà che possono emergere lungo il percorso.
  • Assicurarsi di aver raggiunto l'obiettivo di ogni singolo step. Ad esempio, non basta mettere in bocca un bite e illudersi di aver risolto il problema mandibolare.
  • Verificare, al termine del percorso, che la curva cervicale fisiologica sia stata effettivamente ripristinata; in caso contrario, proseguire con gli esercizi fino al raggiungimento dell'obiettivo.
  • Adottare comportamenti posturali corretti per scongiurare il ripresentarsi del problema.

Via del fallimento

  • Molte persone agiscono senza una strategia definita, procedendo in modo casuale e senza una chiara comprensione degli obiettivi che intendono raggiungere.
  • Non comprendono la differenza tra un trattamento puramente sintomatico e uno che affronta la causa. Di conseguenza, si limitano a trattare i sintomi e a cercare un sollievo immediato dal dolore, trascurando l'aspetto fondamentale dell'eliminazione della causa.

  • Si affidano passivamente ai consigli altrui, accettando informazioni che spesso sono incomplete, fuorvianti o contraddittorie, senza dedicarsi a uno studio approfondito del problema per sviluppare un punto di vista informato e consapevole.
  • Iniziano un percorso senza portarlo a compimento. Non si accertano che un passo sia EFFETTIVAMENTE completato prima di passare al prossimo.

Gli 8 passi da seguire

1Riallineare l'Atlante con il metodo Atlantomed (2 o più sedute) rappresenta sicuramente il primo passo sensato per affrontare una rettilineizzazione del rachide cervicale. Il trattamento richiede attenzioni specifiche per assicurare la corretta posteriorizzazione della vertebra, oltre alla correzione di eventuali rotazioni o laterodeviazioni.
2Verificare e se necessario, correggere la malocclusione dentale e la posizione errata della mandibola (fino a raggiungimento del risultato). Trovare un professionista realmente competente, davvero in grado di portare a compimento il lavoro, non è affatto semplice e purtroppo si fanno molti buchi nell'acqua.
3Far esaminare e se necessario correggere il proprio osso sacro (fino all'avvenuta correzione) da un osteopata.
4Riequilibrare la postura generale (numero variabile di sedute) verificando anche la presenza di cicatrici e la loro eventuale influenza negativa sulla postura. Il metodo Raggi è la soluzione consigliata.
5La vasca floating di deprivazione sensoriale (numero variabile di sedute – ottima soluzione ma applicabile solo se si dispone di un floating nelle vicinanze) costituisce un ambiente unico per eseguire una ginnastica cervicale mirata in assenza di gravità, permettendo di sollecitare e quindi rafforzare solo le catene muscolari posteriori del collo, mentre quelle anteriori, già troppo tese e accorciate, rimangono completamente rilassate. Non conosco altri metodi in grado di ottenere lo stesso tipo di separazione e isolamento tra le catene muscolari anteriori e posteriori. L'assenza di gravità consente al corpo di assumere una postura neutra, rilassarsi come mai prima d'ora e prendere consapevolezza delle aree tese da lasciare andare. Durante la sessione di floating, si inizia con esercizi di estensione del collo, calibrando durata e intensità in base alla propria tolleranza, per poi rilassarsi nel resto del tempo. Centri Floating: Chiasso, Mariano Comense, Milano, Milano, Torino, Alba, Roma, Benevento, Napoli, Sorano, Torino, Varese, Udine, Pescara, Piacenza, Perugia, Vigonza Padova, Feltre, Siracusa.
6Esercizio di estensione isometrica del collo, praticabile autonomamente a casa (3 mesi). Uno studio sull'efficacia di questo esercizio mostra che dopo 3 mesi di allenamento, l'85,2% dei partecipanti conseguono un significativo miglioramento verso la riacquisizione della naturale curva cervicale.
7Al termine del percorso riabilitativo, che può durare diversi mesi, è consigliabile effettuare un'ulteriore verifica della posizione della vertebra Atlante. Questo passaggio è fondamentale per assicurarsi che l'allineamento sia stato mantenuto nonostante le sollecitazioni cervicali affrontate durante il percorso. La verifica finale consente inoltre di confermare l'efficacia del trattamento e di accertarsi che la postura sia ottimale e la posizione della mandibola corretta.
8Durante il percorso, sono vivamente consigliati massaggi intermedi manuali o preferibilmente con AtlantoVib, per prevenire l'indurimento dei muscoli profondi causato dalle sollecitazioni cervicali degli esercizi e dall'eventuale correzione mandibolare.

Alcuni consigli

Se esiste un'instabilità cervicale reale e correttamente identificata, questo diventa il primo problema da affrontare e risolvere. La proloterapia può essere un valido aiuto in questo senso. In caso contrario, qualsiasi altra soluzione rischia di fallire, comportando una perdita di tempo, risorse economiche e potenzialmente un aggravamento del problema. Se l'instabilità coinvolge C1 e C2, le prime due vertebre cervicali, non consigliamo di procedere con la correzione dell'Atlante senza prima aver risolto l'instabilità.

Se sono presenti problemi mandibolari e questi non vengono EFFETTIVAMENTE risolti, le recidive sono assicurate. Molti cercheranno di persuaderti di aver risolto il tuo problema occlusale, anche quando non è così. Verifica da solo davanti allo specchio: TEST.

Gli esercizi indicati nei punti 5 o 6 possono venire eseguiti in parallelo con le azioni indicate nei punti 2-3-4. È importante evitare eccessi nell'intensità degli esercizi, ma piuttosto incrementarla in modo graduale. Un approccio troppo intenso nell'allenamento può aggravare i sintomi e quindi condurre allo scoraggiamento. Mantenere un gradiente adeguato nell'intensità degli esercizi è fondamentale per garantire progressi costanti senza sovraccaricare il collo.

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Posizione corretta per dormire

Posizione corretta per dormire

Uomo dorme sulla pancia e posizione corretta per dormire

Poche persone sono consapevoli che dormire in una posizione scorretta può scatenare dolori, compromettere la funzionalità della mandibola, alterare la morfologia del viso e influire negativamente sulla postura, vanificando l’efficacia di molte terapie.

Chi dorme a pancia sotto (in posizione prona) o di lato, con il volto premuto contro il cuscino, esercita una pressione costante su un lato del viso. Questa abitudine forza la mandibola a deviare dalla sua posizione neutra, sottoponendo denti e apparato masticatorio a uno stress prolungato.

Nel tempo, tale pressione può persino modificare la forma del viso e compromettere l’allineamento dei denti.

Dormire sul fianco con un braccio posizionato sul volto, come a nascondere il capo sotto l’ascella, può causare una pressione prolungata sulla mandibola e sulla mascella, deformando l’arcata dentale del lato interessato e provocando lo spostamento dei denti verso l’interno.

È possibile individuare chi dorme in queste posizioni semplicemente osservandone il viso e i denti: le alterazioni dell’arcata dentale corrispondono al punto in cui il braccio preme abitualmente sulla guancia. Molti restano sorpresi quando si riconosce la loro posizione abituale nel sonno solo osservandoli, poiché raramente si collega una deformazione del viso alla posizione in cui si è soliti dormire.

Assumere una posizione errata durante il sonno forza continuamente la mandibola a deviare lateralmente.

Qualsiasi sollecitazione abitudinaria e prolungata porta inevitabilmente a un adattamento della struttura coinvolta. In questo caso, però, l’adattamento genera effetti negativi. Anche se durante la notte si cambia posizione di tanto in tanto, il danno risulta comunque evidente e visibile. Se a una posizione prona che traumatizza la mandibola si aggiungono le conseguenze di un Atlante permanentemente disallineato, il quadro diventa ancora più critico.

Molte persone si chiedono perché, nonostante dormano su un letto comodo, al mattino si sveglino più stanche di quando sono andate a dormire. Al contrario, altre sembrano riposare bene anche in condizioni meno ideali. I primi sospettati, in questi casi, sono quasi sempre il materasso e il cuscino. Incontriamo spesso persone che hanno provato innumerevoli cuscini e perfino diversi materassi senza ottenere alcun miglioramento.

Sebbene un buon supporto sia certamente fondamentale per un sonno ristoratore, la combinazione di una postura scorretta durante il riposo e un disallineamento delle prime vertebre cervicali può avere effetti estremamente dannosi. Non è raro che, anche dopo aver investito migliaia di euro nel miglior letto disponibile, le persone scoprano che i loro problemi e dolori non sono stati risolti. Spesso, chi si sottopone al metodo Atlantomed riferisce che, se lo avesse conosciuto prima, avrebbe risparmiato non solo una considerevole somma di denaro, ma anche molti dolori.

Non è facile cambiare un’abitudine consolidata fin dall’infanzia e adattarsi a dormire in una nuova posizione, ma è un passaggio indispensabile.

Un aspetto importante da tenere in considerazione è che le pareti delle vene, a differenza di quelle delle arterie, non sono rigide e tendono a collassare. È la forza di gravità, insieme al peso del sangue in caduta, a mantenerle aperte. Quando si è sdraiati, questo supporto viene meno e il cuore deve generare tutta la pressione necessaria per far circolare il sangue.

Per questo motivo, stare in posizione supina può esacerbare alcuni problemi venosi e circolatori. Se a ciò si aggiunge la compressione dei vasi, causata da un disallineamento dell’Atlante o dell’epistrofeo, e una strozzatura ulteriore dovuta alla torsione del collo per mantenere la testa ruotata su un fianco per diverse ore consecutive, le conseguenze diventano facilmente immaginabili.

Un blocco delle prime vertebre cervicali limita la rotazione della testa verso un lato, costringendo a dormire sempre con il capo girato dall’altro lato. Questa condizione riduce del 50% la libertà di alternare i due lati durante il sonno. Una pressione prolungata sull’apparato masticatorio ostacola la circolazione sanguigna, traumatizza denti, gengive, articolazioni mandibolari, nervi e muscoli.

Poiché questa situazione si ripete ogni notte per molte ore, nel tempo si possono sviluppare danni permanenti al sistema masticatorio: i denti si deteriorano, la mandibola si devia causando malocclusioni dentali e si manifestano ripercussioni negative sul resto del corpo.

Tuttavia, è rassicurante sapere che dormire a pancia in giù non modifica l’allineamento dell’Atlante.

I sintomi più frequenti del dormire in una posizione scorretta

È importante sottolineare che i disturbi elencati possono avere diverse cause, non necessariamente legate esclusivamente alla posizione adottata durante il sonno. Tuttavia, una posizione errata può contribuire significativamente a manifestare o aggravare i seguenti sintomi:

  • difficoltà a mantenere la bocca aperta a lungo,
  • denti fessurati, sventagliati, abrasi, mobili, ipersensibili con colletti esposti,
  • recessioni e infiammazioni gengivali, tasche parodontali e piorrea,
  • rumori e click dell'articolazione mandibolare, difficoltà e dolori nell'aprire e chiudere la bocca,
  • dolore e tensione dei muscoli facciali, specie la mattina al risveglio,
  • dolore e difficoltà a deglutire, a muovere la lingua e persino a parlare,
  • nevralgia del trigemino, cefalea, fastidiose tensioni e dolori oculari,
  • morsi accidentali e dolorosi della lingua, dell'interno della guancia o delle labbra,
  • dolori alle tempie, orecchie, collo, schiena, lombi, gambe, anomalie posturali,
  • sensazione di instabilità, vertigini, acufeni, ronzii o fischi nelle orecchie, ansia e nevrosi.

Per sbarazzarsi di questi disturbi, è fondamentale imparare a dormire in una posizione corretta, che consenta alla mandibola di muoversi liberamente in tutte le direzioni, senza costrizioni né pressioni costanti.

Dopo anni trascorsi in una posizione scorretta, può risultare impegnativo adattarsi a dormire in una nuova posizione. Tuttavia, i benefici che si possono ottenere, sia in termini di salute recuperata che di spese dentistiche risparmiate, ripagheranno ampiamente lo sforzo.

Dormire correttamente sulla schiena può contribuire nel tempo a risolvere molte problematiche masticatorie e scheletriche in modo naturale.

Videointerviste sull'insonnia

racconti dopo il riallineamento dell'Atlante

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Diffida di chi traveste una banale manipolazione cervicale da riallineamento dell’Atlante e di chi propone imitazioni scadenti del nostro metodo. A parole è facile vantarsi, noi invece lasciamo parlare i risultati: oltre 10.000 testimonianze e recensioni in varie lingue ci rendono unici. Clicca per scoprire opinioni, valutazioni ed esperienze autentiche, condivise da chi ha sperimentato la correzione dell’Atlante con vibro-risonanza Atlantomed:

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Stanchezza cronica

Soluzione per la stanchezza cronica

Uomo con stanchezza cronica

Il cervello richiede una quantità significativa di energia e ossigeno per svolgere le sue complesse funzioni. Si stima che consumi il 20-25% dell'ossigeno totale disponibile nel corpo. Una carenza di ossigeno, infatti, è riconosciuta come una delle cause principali della stanchezza cronica.

Per soddisfare le esigenze di ossigeno, glucosio e altre sostanze vitali, circa un litro di sangue viene pompato nella scatola cranica ogni minuto. Ma cosa accadrebbe se le vie di approvvigionamento fossero soggette a una compressione importante?

Il disallineamento dell'Atlante può creare un vero e proprio "collo di bottiglia", comprimendo i principali nervi e i vasi sanguigni che escono dalla scatola cranica e attraversano quest'area delicata.

La compressione di un nervo provoca una dispersione degli impulsi nervosi. In situazioni più gravi, la pressione può causare veri e propri "corti circuiti" nei segnali elettrici in transito. Una pressione prolungata o costante su un nervo provoca inoltre irritazione, con potenziali ripercussioni sul corretto funzionamento del sistema nervoso.

Se un impulso nervoso è troppo debole o non riesce a raggiungere la sua destinazione, il cervello deve compensare inviando segnali con una maggiore intensità. Nel corso di una giornata, il cervello trasmette milioni di impulsi: se una parte di questi viene dispersa, il dispendio energetico diventa significativamente superiore al normale. Questo squilibrio energetico può tradursi in una condizione di stanchezza cronica.

Da un lato, il cervello è sottoposto a uno stress continuo, che lo costringe a un lavoro extra; dall’altro, il flusso di nutrienti e ossigeno risulta limitato a causa del collo di bottiglia creato dal disallineamento dell'Atlante. Questi due fattori insieme creano un circolo vizioso che compromette il funzionamento ottimale del corpo.

In aggiunta, una parte significativa di energia viene sprecata nel tentativo di mantenere in tensione i muscoli impegnati a compensare lo squilibrio della testa, causato dall’Atlante disfunzionale. Questa alterazione posturale permanente aumenta il consumo energetico anche per le attività più semplici, riducendo la resistenza fisica e mentale. Ne conseguono stanchezza cronica apparentemente immotivata, sonnolenza e, nei casi più gravi, una sensazione di esaurimento e burnout.

Dopo la correzione dell'Atlante, è comune che le persone trattate con il metodo Atlantomed riportino un notevole aumento dell’energia fisica e mentale. Molti segnalano un miglioramento della respirazione, grazie al rilascio del nervo vago (collegato al diaframma), una riduzione delle ore di sonno necessarie per sentirsi riposati e una capacità di recupero più rapida. La stanchezza cronica scompare, lasciando spazio a una sensazione di leggerezza. I movimenti della testa diventano più ampi e liberi, con un maggiore angolo di rotazione e flessione. Tutto il corpo sembra funzionare con minore sforzo, favorendo una qualità di vita nettamente migliore.

nervo vago

Per completezza, è importante ricordare che la stanchezza cronica può derivare anche da cause diverse, come scompensi ormonali, carenze vitaminiche o minerali (in particolare la carenza di ferro, che provoca anemia), una cattiva alimentazione o disbiosi intestinale. Nel caso in cui la stanchezza cronica persista nonostante la correzione dell'Atlante, è consigliabile verificare la presenza di queste carenze o squilibri.

Il modo più diretto ed efficace per affrontare la stanchezza cronica, così come diversi altri disturbi, è iniziare verificando l'allineamento dell’Atlante. Questa verifica può essere effettuata gratuitamente nei centri Atlantomed. Qualora il risultato fosse negativo o la correzione non portasse benefici significativi, rimane sempre possibile intraprendere ulteriori indagini. Tuttavia, il percorso inverso, cioè iniziare con altre analisi prima di considerare l’Atlante, tende a essere più lungo, complesso e costoso.

Per questo motivo, è ragionevole partire da una soluzione come il metodo Atlantomed, che offre un approccio rapido, ad ampio spettro e potenzialmente risolutivo per diverse problematiche.

Videointerviste stanchezza cronica

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scritto da: Alfredo Lerro Disturbi

Alluce valgo

Alluce valgo: cause, soluzioni e benefici del trattamento Atlantomed

Soluzione per alluce valgo

Le persone che ritornano nei nostri Centri per la seconda seduta, dopo 5-8 settimane, riferiscono di aver riscontrato cambiamenti in diverse aree del loro corpo. Tra questi, viene occasionalmente menzionato il problema dell’alluce valgo. Alcuni raccontano che il dolore, che negli anni era progressivamente aumentato, tende ora a scomparire, con l’impressione che l’alluce stia tornando più diritto.

Inizialmente, abbiamo pensato fosse solo una coincidenza o che il miglioramento fosse frutto di suggestione, un effetto placebo alimentato dall’entusiasmo per gli altri benefici osservati. Per questo motivo, non abbiamo dato subito peso a queste testimonianze. Tuttavia, con il crescere dei casi simili, ci siamo interrogati sulla possibilità che ci fosse una reale correlazione.

Abbiamo quindi deciso di annotare sistematicamente i casi di alluce valgo. Questa operazione è stata facilitata dal fatto che, durante le foto posturali sulla pedana rotante SpineLine, l’osservazione dei piedi dei soggetti è inevitabile. Abbiamo cominciato a chiedere durante la seconda seduta, se avessero notato cambiamenti. La risposta più comune era: "Ora che me lo fa notare… in effetti non sento più dolore, ma non ci avevo fatto caso".

È noto che l’insorgenza di un dolore è immediatamente percepita, mentre il momento in cui il dolore scompare passa spesso inosservato. Solo richiamando alla mente la propria condizione precedente si diventa consapevoli del miglioramento. Questo fenomeno emerge chiaramente quando, al ritorno per la seconda seduta, i pazienti compilano nuovamente il questionario Atlantomed. Rivedendo le risposte date prima del trattamento, notano miglioramenti che avevano dimenticato.

La mente ha la naturale tendenza a evitare il dolore ed è per questo che una volta risolto il problema, tendiamo a dimenticarlo rapidamente. Allo stesso modo, le persone che si sono liberate dai propri disturbi grazie ad Atlantomed, insieme al dolore, sembrano dimenticare con altrettanta rapidità anche chi li ha aiutati. Se non siete voi stessi a diffondere il metodo, condividendo il successo ottenuto là dove le cure precedenti avevano fallito, chi dovrebbe farlo? Di certo non lo farà il medico che vede Atlantomed come una fastidiosa minaccia al proprio status quo. I nostri risultati infatti, mettono in luce i limiti delle cure tradizionali, causando imbarazzo a chi sosteneva che quei disturbi fossero inguaribili. Per chi segue la logica del "un paziente guarito è un paziente perso", un metodo efficace come Atlantomed non è altro che una perdita, sia in termini di prestigio che di opportunità economiche.

Postura alluce valgo prima e dopo

PRIMA

DOPO

Quelle che invece sembrano non dimenticarsi mai di noi, anche a distanza di anni, sono le persone che purtroppo non hanno tratto beneficio dal trattamento proposto. Costoro, infatti, non perdono occasione per rimarcare l'insuccesso. Un atteggiamento del genere dimostra come non siano stati compresi i meccanismi di funzionamento del corpo, né lo scopo del trattamento. Atlantomed mira a correggere la posizione della vertebra Atlante, non a "curare" singoli disturbi, come viene chiarito nel modo più esplicito possibile nella pagina “Per chi è il trattamento Atlantomed?". Mi chiedo se queste persone siano solite lamentarsi anche con il proprio medico ogni volta che i farmaci prescritti non riescono a risolvere il problema, come accade nella maggior parte dei casi, magari provocando anche effetti collaterali. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.

Ma torniamo all'alluce valgo. Le nostre osservazioni ci hanno permesso di identificare un denominatore comune tra le persone con alluce valgo: una postura sbilanciata in avanti. Fotografandole di lato, si nota chiaramente che il loro baricentro risulta immancabilmente proiettato anteriormente!

Questo comporta che il peso, anziché scaricarsi a terra sul tallone, si concentra sulla parte anteriore del piede. Questo sovraccarico cronico sull’avampiede, nel tempo può favorire lo sviluppo dell’alluce valgo, deformando l’articolazione per adattarsi a un carico innaturale. L’articolazione, nel tentativo di compensare il carico eccessivo, si ingrossa e spesso si deforma, generando una serie di conseguenze negative per la funzionalità del piede.

Un supporto alle nostre osservazioni è giunto da uno studio scientifico italiano, in cui 120 persone con alluce valgo sono state analizzate con una bilancia stabilometrica. I risultati hanno mostrato una pressione maggiore sui lati mediali e sull’avampiede, sia in situazioni statiche che dinamiche, rispetto ai soggetti senza questa condizione.

Dopo la correzione dell'Atlante con il metodo Atlantomed, si osserva frequentemente un miglioramento generale della postura. Nel caso specifico dell'alluce valgo, le persone appaiono staticamente più erette, mentre nella prospettiva laterale, il baricentro tende a spostarsi all’indietro. Questa nuova distribuzione del peso allevia il sovraccarico sulla parte anteriore del piede, favorendo un miglioramento dell'alluce valgo. Ciò può interrompere il percorso doloroso e spesso inevitabile, verso un intervento chirurgico, favorendo un recupero più naturale e meno invasivo.

Vorremmo sottolineare che il disallineamento dell’Atlante non è l'unica possibile causa dell'alluce valgo. Lo squilibrio posturale descritto sopra può anche essere il risultato di una disfunzione cranio-mandibolare o di piedi larghi o piatti. Il problema dell'alluce valgo è spesso la somma di diversi fattori concomitanti. In molti casi tuttavia, una disfunzione dell'Atlante ha dimostrato di essere il fattore determinante.

Che cosa è l'alluce valgo o posizione obliqua dell'alluce?

L'alluce valgo è la deformità del piede più comune e colpisce le donne circa 9 volte più frequentemente rispetto agli uomini. Questa condizione consiste in un disallineamento dell'alluce, che provoca una deformazione progressiva e un possibile ispessimento dell'articolazione metatarso-falangea. In alcuni casi, può portare anche alla conformazione delle dita del piede ad artiglio.

Solitamente, l'alluce valgo si manifesta in età avanzata, ma studi recenti indicano che i primi segni possono essere rilevati in individui predisposti già a partire dai 14 anni. Questo evidenzia il lungo periodo di sviluppo necessario affinché un'alterazione posturale produca un danno visibile.

Nello stadio iniziale, l'alluce valgo è principalmente un problema estetico. Tuttavia, se non si interviene sulle cause, la condizione tende a peggiorare. Nel tempo, può evolvere in alluce rigido, con conseguente artrosi dell'articolazione metatarso-falangea.

Un alluce valgo in stato avanzato di deformità, spesso richiede di essere corretto chirurgicamente, con tutte le conseguenze e i rischi che la chirurgia comporta, con tempi di guarigione che si protraggono per mesi. Vuoi davvero attendere che l’intervento diventi inevitabile? Non sarebbe più opportuno agire preventivamente, intervenendo sulla postura e correggendo l'Atlante, o eventualmente la mandibola, già in età infantile?

Conseguenze di un alluce valgo:

  • Dolore nell'articolazione metacarpo-falangea durante il rotolamento del piede e quando si indossano scarpe strette.
  • Irritazione cutanea accompagnata da infiammazione della membrana sottostante, con rischio di infezioni batteriche nelle aree in cui la pelle risulta lesionata o aperta.
  • La progressiva deviazione dell'alluce può causare la deformazione delle dita adiacenti, in particolare del secondo e terzo dito, compromettendone l'allineamento e la funzionalità.
  • Alterazioni dell'andatura dovute a compensazioni posturali per alleviare il dolore, che possono provocare un sovraccarico su altre catene muscolari e sulle articolazioni della colonna vertebrale, causando ulteriori disfunzioni e dolori.

Videointerviste sul bacino inclinato

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